Nella primavera del 2003 le 15 associazioni confindustriali delle province con più alto tasso di industrializzazione ritennero opportuno incontrarsi per mettere in comune problemi ed esperienze. Il tavolo è diventato poi permanente: è emerso infatti con chiarezza che, al di là di alcune specificità territoriali e di alcune specializzazioni settoriali e distrettuali, la gran parte dei problemi del sistema industriale sono comuni.
In tutti questi territori sono le attività manifatturiere a determinare l’andamento economico ed a garantire eccellenti risultati occupazionali e ottime performance sui mercati esteri. D’altro canto i fabbisogni che possono garantire il mantenimento e la crescita della vocazione industriale sono elevati: il territorio deve essere convinto della centralità dell’industria, il lavoro deve essere sempre più qualificato, tutte le infrastrutture devono essere adeguate ad una domanda intensa.
Inizialmente sono state coinvolte 15 province (Biella, Novara, Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Varese, Belluno, Treviso, Vicenza, Pordenone, Modena, Reggio Emilia, Prato e Ancona), da qui il nome del Club; successivamente gli standard previsti sono stati raggiunti dalla provincia di Mantova.
Il Club si occupa prevalentemente di due grandi temi:
E' stata avviata un’iniziativa nei confronti dell’Unione Europea per coinvolgere nel Club dei 15 anche i territori europei aventi le medesime caratteristiche. Anche in questo caso l’obiettivo è quello di diffondere sui territori e stimolare la politica a riprendere azioni mirate a sostenere le attività manifatturiere e, naturalmente, a mettere in rete i servizi che vengono erogati al sistema industriale nei diversi Paesi.
Su 1.214 Nuts 3 (equivalenti alle nostre province) rispondono ai criteri di alta specializzazione industriale e di alto reddito, oltre alle 16 province italiane, 47 territori. In Europa vi sono altre 43 aree ad alta specializzazione produttiva con redditi pro-capite inferiori (v. tabella).
Finora la DG Impresa, il CESE (Comitato Economico e Sociale Europeo) e il CCMI (Comitato Consultivo Mutazioni Industriali) hanno accolto favorevolmente la proposta.